E immobile resta l’attesa, succube e vittima, tra le tue delicate dita di donna: creatura senz’ombra, candida, quanto basta da non aver timore. Mentre spira il silenzio d’incandescenti danze gitane, al corposo stridere del grezzo violino: così struggente da far male, così vero da spezzare il piacere.
Persi nell’incoscienza, al calor tiepido del tocco sublime; colmi d’estasi e amanti complici, sino al supplizio delle carni, allo scoprire nuove forme dell’essere dannati.
Così bella da ferire gli occhi, così necessaria da divenire il mio sangue.